Sayan Isaksson

2,00

Cook_inc. 20 

Esperanto e la delicata arte di fondersi

  • Testo di Per Styregård
  • Foto di Felix Odell

“Alcune lettere sono più difficili da pronunciare, come la “r” e la “s”, ma la “f” è micidiale!” Sayan Isaksson si sforza di provare a spiegarmi come la perdita di uno degli incisivi gli condizioni il modo di parlare. Pare lo abbia perso dopo essere svenuto nella doccia, durante un recente evento cui era stato invitato a Copenaghen. Aveva fatto fatica ad addormentarsi e la mattina, stremato, ha avuto un capogiro. Secondo me quel dente che manca lo fa sembrare un po’ un badass gangsta, ma niente di più lontano dalla sua vera indole. La sua fama è quella di uno chef filosofo che ascolta i dipendenti molto più di quanto non parli loro. Una persona umile e riflessiva, che rifugge le luci della ribalta. Raramente compare in televisione o alla radio, in un podcast o in un spot. Ha pubblicato un unico libro e c’è chi dice sia addirittura un timido. “Non ho nemmeno un account su Instagram”, dice, quasi come a scusarsi, quando gli chiedo quanto sia presente sui social.Sayan Isaksson è nato in Thailandia, ma è arrivato in Svezia da piccolo. È cresciuto con i genitori vicino Gävle, cittadina a un paio d’ore d’auto a nord di Stoccolma. Non è completamente sicuro del perché sia diventato uno chef. “Ho provato tante volte a darmi una risposta, credo sia perché adoro mangiare. Sono cresciuto negli anni ’80…

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